La tecnologia è da tempo diventata parte integrante della nostra vita, tanto che, in molti casi, non possiamo farne a meno per svolgere in maniera semplificata ed efficiente un determinato compito o per raggiungere un determinato obiettivo. Pensiamo, ad esempio, a tutte quelle volte in cui ci siamo affidati ad un dispositivo di navigazione digitale, e non ad una mappa cartacea, per seguire il percorso migliore per arrivare ad una certa destinazione. Allo stesso tempo, ci sono situazioni in cui la tecnologia non sembra aiutarci, generando frustrazione, soprattutto quando non riusciamo ad ottenere da essa ciò che vogliamo e ci aspettiamo.
Martin Wezowski, SAP Chief Futurist, propone e sostiene la necessità di un approccio alla tecnologia e all’intelligenza artificiale basato sull’uomo, caratterizzato da una “simbiosi empatica” tra persone e macchine, cioè una comprensione reciproca che possa generare maggiore fiducia e ottimizzare e migliorare le prestazioni umane.
Scetticismo e disincanto nei confronti della tecnologia
Indubbiamente il progresso tecnologico ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, ottenendo risultati difficili da prevedere soltanto qualche decennio fa. Da un lato, l’introduzione di dispositivi, apparecchi e sistemi tecnologici ha migliorato diversi aspetti della vita quotidiana delle persone, dall’altro le possibili problematiche relative all’utilizzo della tecnologia, legate ad esempio alla delicata gestione di dati e informazioni personali e ad episodi di criminalità informatica, hanno portato ad un certo disincanto nei suoi confronti.
Inoltre, sembra che il rapido sviluppo tecnologico venga percepito dalle persone come incessante, a tal punto da poter superare le possibilità umane, e così esteso da arrivare ad invadere ambiti e settori tradizionalmente considerati “umani”. Ad esempio, numerosi sondaggi e ricerche mettono in luce che le persone sono preoccupate di poter perdere il proprio posto di lavoro a causa della tecnologia e dell’automazione e di poter essere sostituite da macchine intelligenti.
Per superare queste paure e questo scetticismo è necessario un cambio di paradigma, di approccio e di prospettiva con cui si guarda e si affronta il tema del rapporto tra uomo e tecnologia.
Concentriamoci sull’ottimizzazione della vite delle persone
Ci sono compiti che le macchine possono gestire meglio rispetto agli esseri umani. Basta pensare alla raccolta, all’archiviazione e all’elaborazione di grandi quantità di dati. Ma ci sono anche aspetti che le macchine non sono ancora in grado di comprendere e che, invece, risultano intuitive o scontate per le persone. Come tradurre o trasmettere la visione e la filosofia aziendale ad una macchina? Come far capire alla tecnologia i motivi che si celano dietro alle nostre azioni?
Se si vuole migliorare il rapporto uomo-tecnologia, cambiando il paradigma e l’approccio attuale, portandolo sul piano di “simbiosi empatica” e di “comprensione reciproca” non è più sufficiente concentrarsi sull’ottimizzazione e sullo sviluppo della tecnologia in sé, per rendere le macchine più veloci ed efficienti. Il focus deve spostarsi sull’ottimizzazione della vita delle persone, sul miglioramento del loro lavoro, dei loro compiti e delle loro abitudini, a partire dall’analisi e dalla comprensione delle esigenze umane in base alle quali una determinata tecnologia è stata implementata e adottata.
Ad esempio, la quantità di dati e informazioni di cui abbiamo bisogno nel processo decisionale ci fa spesso raggiungere i nostri limiti cognitivi, rendendo difficile gestire il carico di lavoro mentale necessario per eseguire una determinata azione, nel miglior modo possibile, o per prendere una decisione corretta. Affidare alle macchine l’onere di questo tipo di attività di raccolta ed elaborazione di informazioni chiave permette alle persone di concentrarsi sulla pianificazione e sul pensiero strategico, più “adatti” all’uomo, migliorando le performance lavorative.
Comprensione contestuale dell’individuo
Il nuovo approccio alla tecnologia incentrato sull’uomo dovrà basarsi sul singolo individuo. L’ottimizzazione della vita delle persone passa attraverso la comprensione del contesto del singolo individuo e non attraverso la generalizzazione dei problemi e delle necessità umane.
Ogni essere umano è un individuo con specifiche caratteristiche, distinte da ogni altro e composto da diversi ruoli (padre, madre, dipendente, manager, zio, zia, sportivo …), assunti in base alla situazione e al contesto in cui si trova o è inserito. Per migliorare la sua esperienza di vita, rispondere alle sue specifiche esigenze, la tecnologia dovrà essere in grado di adattarsi ad ogni singolo individuo, ad ogni sua specificità e ad ogni suo ruolo, componendosi e ricomponendosi a seconda delle necessità del momento.
Ed è qui che rientrano in gioco i concetti chiave di “simbiosi empatica” e di “comprensione reciproca” tra uomo e macchina. Un processo bidirezionale che, da un lato, porta la tecnologia ad avere una migliore conoscenza dell’individuo e, di conseguenza, ad offrire un contributo personalizzato ed efficiente; e che, dall’altro, porta il singolo individuo ad una migliore conoscenza e ad una maggiore fiducia nella tecnologia.
Quello che ci si aspetta dagli sviluppi futuri dell’Intelligenza artificiale è proprio questo cambiamento culturale, di paradigma e di approccio nei confronti della tecnologia.
FONTE:
https://news.sap.com/2023/03/human-augmentation-workplace-hunters-and-gatherers/