La tecnologia Blockchain “al servizio” dei sottoprodotti
La continua evoluzione delle conoscenze, delle idee e delle opportunità che si delineano seguendo il modello di sviluppo alla base dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale ci pone costantemente di fronte a nuove questioni, tematiche e pratiche per abbracciarne i principi e i valori fondanti.
Recentemente, le istituzioni europee e nazionali hanno posto l’accento sulla questione relativa ai cosiddetti “sottoprodotti”, ovvero quei residui di produzione, non considerati rifiuti da smaltire. Essi possono acquisire nuovo valore attraverso la loro reintroduzione nel ciclo produttivo, per essere lavorati e trasformati in altri/nuovi prodotti.
In questa prospettiva, le funzionalità della tecnologia blockchain possono essere sfruttate per aiutare le aziende nella gestione e nella qualificazione dei loro scarti di produzione come “sottoprodotti”, proprio in vista di un loro reinserimento in un nuovo processo di produzione, secondo i dettami dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale.
Prima di esaminare come la “blockchain” può essere messa al servizio delle aziende per questo nobile scopo, vediamo, nello specifico, cosa s’intende per “sottoprodotto” e per “tecnologia blockchain”.
Che cosa sono i sottoprodotti?
Qualsiasi processo produttivo, in ogni ambito e settore, genera una serie di rimanenze, materiali o sostanze non prodotte deliberatamente, chiamate “residui di produzione”.
Questi ultimi possono essere intesi come “rifiuti” da smaltire, scarti non immediatamente recuperabili, oppure come dei “sottoprodotti”, a cui, invece, dare nuovo valore e da poter riutilizzare subito, senza altri trattamenti, in un ciclo produttivo, fino a diventare “materie prime seconde”, cioè nuove materie prime per altre attività produttive.
Da un punto di vista legislativo, l’articolo 184-bis del d.lgs. n. 152 del 2006 stabilisce che:
“É un sottoprodotto e non un rifiuto ai sensi dell’articolo 183, comma 1, lettera a), qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa tutte le seguenti condizioni:
a) la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
b) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
c) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell’ambiente e non porterà’ a impatti complessivi negativi sull’ambiente o la salute umana.”
Valorizzare e riuscire a qualificare i residui di produzione come “sottoprodotti” è una sfida a cui le organizzazioni sono chiamate a rispondere per promuovere un business sostenibile, circolare e rispettoso dell’ambiente.
Che cos’è e come funziona la tecnologia Blockchain?
La tecnologia Blockchain è un sistema che consente la creazione e la gestione di grandi database condivisi, veri e propri registri elettronici, strutturati secondo una “catena di blocchi”. Ogni blocco contiene una serie di dati, informazioni o transazioni accessibili ai vari attori della rete, cioè ai membri autorizzati ad accedervi. Ogni informazione, dato o transazione che viene generata non si sostituisce a quelle precedenti, ma genera un “blocco” aggiuntivo, sempre tracciabile e immutabile, che alimenta la trasparenza della catena. Inoltre, la tecnologia sfrutta codici alfanumerici (hash) per identificare ciascun “blocco” e marche temporali. Questo serve per definire il momento esatto in cui è stato creato, garantendo l’ordine cronologico di ogni processo.
L’architettura “peer-to-peer”, poi, ne definisce la natura decentralizzata, quindi non gerarchica, priva di un ente centrale che convalida o meno un’azione all’interno della catena. Il consenso è distribuito lungo tutti i nodi, paritari, della rete. Ogni attore coinvolto viene informato di ogni possibile transazione che riguarda la catena in cui è inserito, ricevendone una copia, e ad ogni attore ne è richiesta la conferma e l’approvazione.
Insomma, il carattere decentralizzato, distribuito e condiviso della blockchain, la trasparenza, la tracciabilità e l’immutabilità delle operazioni e transazioni che vengono registrate la rendono una tecnologia innovativa che può trovare efficace applicazione in vari ambiti, compreso quello del tracciamento dei sottoprodotti.
Tracciare i sottoprodotti con la tecnologia blockchain
La tecnologia blockchain può rappresentare uno strumento chiave per l’implementazione e il raggiungimento degli obiettivi di circolarità e sostenibilità ambientale.
La possibilità di tener traccia dei dati relativi ad ogni tipo di materiale, l’immutabilità, la verificabilità e la trasparenza del servizio sono elementi fondamentali. Essi servono per poter monitorare la qualità e l’impatto ambientale dei prodotti e risalire al loro “ciclo di vita”. In un unico sistema, condiviso e sempre accessibile ai membri della rete, è possibile raccogliere tutte le informazioni e la “storia” di materiali e prodotti, in vista di una loro re-introduzione nel ciclo produttivo. Inoltre, la riduzione degli sforzi, soprattutto in termini pratici e burocratici, e dei tempi relativi al recupero dei dati è un altro dei benefici derivanti dal ricorso a questo tipo di tecnologia per sostenere progetti di economia circolare.
In tema di “sottoprodotti”, la blockchain può consentire alle aziende di verificare o registrare ogni tipo di informazione sugli scarti di produzione, di inserire nel sistema, custodire e consultare attestazioni che possono portare al riconoscimento dei residui di produzione come sottoprodotti, nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale.
Per qualsiasi azienda operante nel settore della plastica, PlasticFinder mette a disposizione un apposito servizio, basato sulla tecnologia “blockchain”, chiamato Certified Plastic Byproduct. Con questo servizio è possibile tracciare il ciclo di vita di materiali plastici, registrare ogni fase di lavorazione lungo tutta la filiera e ogni tipo di informazione sui residui di produzione. Questo aiuta a favorire e ottimizzare il processo di riconoscimento come “sottoprodotti”. Il sistema, inoltre, offre l’opportunità di creare, conservare e recuperare, in ogni momento, documentazioni e dichiarazioni, che rispondono ai requisiti normativi richiesti, per la qualificazione dei residui di produzione come sottoprodotti.
Un’ulteriore dimostrazione di come l’innovazione tecnologica possa supportare l’economia circolare e contribuire alla sostenibilità ambientale.