Internet of Moving Things: che cos’è e quali sono le differenze con l’Internet of Things

Che cos’è l’Internet of Moving Things?

Internet of Moving Things (IoMT) è una delle espressioni più utilizzate per descrivere una delle nuove tendenze e uno dei nuovi sviluppi all’interno del panorama tecnologico. Letteralmente significa Internet delle cose in movimento, indicando quell’insieme di oggetti e veicoli, in grado di muoversi, che sono collegati alla rete Internet.

Si tratta sostanzialmente dell’Internet of things dei dispositivi in movimento. Mentre l’Internet of things si riferisce ad oggetti statici, l’Internet of Moving Things si riferisce ad oggetti NON statici. Pensiamo, ad esempio, ai droni, sempre più presenti e utilizzati in tantissimi ambiti e settori per un’infinità di scopi differenti, o ai veicoli a guida autonoma, anch’essi progettati per muoversi e dotati di sensori collegati alla rete per raccogliere dati fondamentali per il loro funzionamento. 

I dispositivi IoMT rappresentano un’importante innovazione tecnologica che può garantire una serie di vantaggi nei vari campi in cui sono utilizzati. Ma i benefici derivanti dal ricorso a veicoli intelligenti a guida autonoma o al monitoraggio delle flotte di camion connessi si affiancano alle maggiori difficoltà in termini di sviluppo, progettazione, implementazione e orchestrazione, dalla scelta delle tecnologie da utilizzare fino alla loro manutenzione, passando per la loro sicurezza. É il carattere dinamico dell’Internet of Moving Things a determinare questa maggiore complessità. Del resto, il movimento alla base di questi dispositivi li porta a doversi destreggiare in ambienti e situazioni mutevoli che, ad esempio, richiedono specifiche soluzioni per il tracciamento e il monitoraggio o per la connettività di rete.

Insomma, la dinamicità dell’Internet of Moving Things pone progettisti, sviluppatori e utenti di fronte a problematiche diverse rispetto all’Internet of Things.

La complessità dell’Internet of Moving Things e le differenze con l’Internet of Things

Come abbiamo anticipato nelle righe precedenti, la natura stessa degli oggetti connessi alla rete, statici nel caso dell’Internet of things e in movimento nel caso dell’Internet of Moving Things, oltre a sancire la più immediata differenza tra i due concetti, determina una maggiore complessità nello sviluppo, nell’orchestrazione della rete e nella scelta delle tecnologie da utilizzare e implementare per l’Internet of Moving Things.

Inoltre, anche la sicurezza, l’aggiornamento e la manutenzione dei dispositivi in movimento risulta decisamente più complicata rispetto a quella degli oggetti statici. Insomma, non è possibile applicare all’Internet of Moving Things gli stessi criteri e le stesse modalità di gestione dell’Internet of things. Al contrario, è necessario individuare soluzioni specifiche per ogni ambito di applicazione, che siano dinamiche, agili, flessibili e versatili, come la natura degli oggetti in movimento, in grado di adattarsi ai differenti contesti e alle differenti situazioni in cui si possono trovare, proprio a causa della loro dinamicità. 

Per comprendere meglio questo punto, vediamo qualche esempio.

Partiamo dal caso dei droni, ormai utilizzati in tantissimi settori, soprattutto per ricavare dati, informazioni, foto o video o con funzioni di trasporto di merci ed oggetti. In molti casi, questi velivoli sono pilotati tramite un apposito radiocomando, funzionante attraverso una tecnologia wireless a radiofrequenza, gestito da un addetto che si trova sul campo. La complessità delle situazioni in cui il drone è chiamato a raccogliere informazioni impone all’utente di scegliere la giusta frequenza operativa, selezionando la migliore a seconda di eventuali interferenze nella zona. Una volta raccolti dati e informazioni necessarie bisognerà scegliere come trasmetterli e archiviarli, attraverso quale piattaforma e tecnologia. Inoltre, un’altra questione delicata che coinvolge i responsabili IT e gli operatori/piloti di droni riguarda la sicurezza dei dispositivi sia quando sono in volo sia quando sono a terra. Queste sono solo alcune delle questioni che mostrano la complessità tecnologica, operativa e gestionale di tali dispositivi.

Nel caso dei veicoli autonomi, la comunicazione tra i vari mezzi funziona attraverso una connessione wireless. Nello specifico, tale connessione è chiamata V2V (Vehicle To Vehicle) e consente ai veicoli di trasmettere e scambiare dati e informazioni circa la loro velocità, la loro posizione, la loro metà, la loro direzione e tutto ciò che può servire per coordinare il loro movimento. Due delle principali questioni che progettisti e sviluppatori devono affrontare sono l’aggiornamento dei software dei veicoli e la loro sicurezza, sempre considerando la natura dinamica dei veicoli. Nel primo caso, è necessario programmare interventi di manutenzione e aggiornamento quando i veicoli non sono in movimento, mentre nel secondo caso è necessario sviluppare soluzioni software in grado di garantire la sicurezza del mezzo anche in caso di malfunzionamenti o violazioni. 

Infine, nel caso delle flotte di camion connessi, per la loro gestione e il loro monitoraggio e tracciamento si ricorre alla telematica e alle sue tecnologie per l’elaborazione di dati ricavati dai sensori installati su questi mezzi. Per questo tipo di veicoli, la struttura di rete è ibrida, cioè caratterizzata da un mix di connessioni wireless, senza fili, e connessioni cablate integrate che mettono in comunicazione il veicolo con il sistema centrale e permettono di intervenire tempestivamente quando i sensori segnalano eventuali problemi di sicurezza. 

Insomma, come si evince da questi esempi, l’Internet of Moving Things pone una serie di questioni circa la progettazione, la gestione e l’orchestrazione della rete differenti rispetto all’Internet of Things, richiedendo soluzioni specifiche e dinamiche per i vari dispositivi.

Fonte: https://www.networkcomputing.com/networking/internet-moving-things-how-deploy-iot-move

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